IL LIBRO, IL PRESIDENTE, LA CAMPANA

DATA DI NASCITA: 29 GIUGNO 2021

Dopo un lungo travaglio di 5 anni, è nato il mio secondo libro sulla città in cui vivo dal 23 novembre 2007. Arriva Carlos con la sua macchina piena di scatoloni, sono ansioso di aprirli per prendere in mano, toccare, vedere, sfogliare pagina dopo pagina, foto dopo foto, il mio libro. Respiro profondamente, a me piace, sento che è valsa la pena aver riempito i lunghi mesi della clausura Covid, per dare alla luce questo “bambino” dal color verde sorridente della sua copertina.
Che impatto avrà? Ai posteri l’ardua sentenza… diceva Alessandro Manzoni.
È il giorno del mio 57º anniversario di sacerdozio, celebro la Santa Messa con rinnovata emozione e stupore come nel 1964. Mi accompagna l’immagine di San Pietro con tutti i suoi devoti pescatori, che mi offrono la torta con la candelina da spegnere.
Siamo nei tempi del virtuale, per cui lancio il libro attraverso il canale 36 TV Huacho. Si vendono le prime copie, Covid permettendo. Noto interesse e sorriso in chi si sofferma soprattutto sulle 24 bellissime foto.

LANCIO DEL LIBRO: LA CONFERENZA STAMPA CON IL SINDACO

Presentazione solenne nell’Auditorio del Municipio con i due inni del Perù e dell’Italia. È un onore essere a fianco del Sindaco della città, il signor Ugo Echegaray. Tutti restano a bocca aperta nel veder scorrere sullo schermo 80 foto che illustrano i 37 capitoli del libro. Il Sindaco si rivolge a me come suo grande amico, sottolineando la sorpresa che una persona che viene da un paese lontano e bello come l’Italia possa dire “mia” la città in cui vive adesso. “Si vede padre Antonio totalmente identificato con piccoli e grandi, religione e vita sociale, poveri e ricchi, cattolici e no, con la freschezza del suo sorriso”.
Ruth, giornalista, sottolinea la scorrevolezza del testo che ti aiuta a camminare con l’autore nel quotidiano della gente, dall’ospedale alle carceri, i mesi della sua malattia e il suo impegno per il progetto dell’ossigeno, con tutte le allegrie e le tristezze che attraversano la nostra città.
Arriva il momento della Parola dello scrittore.
“É stato il giornalista Oscar Nazario a spingermi a scrivere, per riempire in modo positivo la tristezza dell’anno 2020 vissuto in casa, seguendo lo slogan dettato dal Governo: “Yo me quedo en casa”. Come italiano ho cercato di entrare nella vita di Huacho per imparare non solo la lingua, ma la cultura, la storia, le radici che aiutano a capire il presente che scorre davanti ai miei occhi. Non conosco il Perù turistico, la mia città sì, con la mia vita personale, i mesi come ammalato nell’ospedale, il camminare per le strade, talvolta macchiate di sangue, fino all’ultima impresa di ridare vita e splendore a una chiesa abbandonata e profanata…”

Al momento aperto a tutti, la giornalista Ruth accenna all’avventura condivisa dell’ “Oxigenatòn”nei momenti supercritici del Covid. “L’Italia é stata la prima a soffrire in Europa per il Covid, lei ha visto il pericolo in arrivo. Cosa ha pensato?” “Più che pensare, ho tremato. Il Governo italiano ha messo al primo punto la persona, dopo l’economia. Dietro ogni numero c’é una persona, una famiglia, ognuno deve sentirsi responsabile. Non si deve dimenticare che alla base del diritto romano – latino ci sta proprio la persona. Nel povero ci sono io, dice Gesù. Qui abbiamo sottovalutato il pericolo e lanciato la colpa agli altri. No, io devo impegnarmi, io devo cercare l’ossigeno per chi non può respirare bene”.
Oscar Nazario si domanda: “Come fa lei ad affrontare i momento oscuri, quando le fanno del male? Vedo che non si scoraggia, continua lo stesso. Nel suo campo di calcio le hanno rubato di tutto, anche la cisterna dell’acqua e il generatore, ma lei si rialza, continua … Come fa? E cosa consiglia a noi che subito rinunciamo, gettiamo la spugna?”
È questione di esperienza personale. Nato in tempo di guerra con il padrino prigioniero in Germania, ho visto l’Italia risorgere. Finita la guerra, quattro “nemici” di quattro nazioni che si erano odiate, hanno detto: “BASTA, ci vuole il dialogo, rimboccarsi le maniche, lasciare alle spalle il brutto passato”. Grazie a loro, ecco la meraviglia dell’Europa unita. Non ci si può fermare. Adelante.
Oscar Garcia: “Papa Giovanni Paolo II si é detto “chalapa”, uno di noi, lei si dice “huaciano”… che le piace di più della nostra città?”

La bellezza e la ricchezza di Huacho stanno nelle tante scuole, nelle sue cinque università, nelle famiglie che lottano e sognano di avere un figlio laureato. Questa ricchezza educativa culturale esiste a Huacho. Dobbiamo aiutare i ragazzi a sfruttare questa ricchezza.”
José Vaccari: “In un incontro personale lei mi ha consigliato la prudenza. Siamo in un momento molto difficile per il futuro del nostro paese. Agli amministratori, a noi e alla gioventù, cosa consiglia, che tipo di prudenza, di fede, di amore?
La prudenza è una virtù, saper scegliere, con calma, un passo dopo l’altro. Alle autorità: amore alla persona, progettare il futuro, superare le divisioni, vincere la corruzione dilagante (la mafia, terribile parola italiana). Siamo una società civile, meno critiche che distruggono, favorire il dialogo alla Papa Giovanni XXIII, per costruire un futuro.”
Per le strette misure anti Covid, le persone presenti sono poche, ma ci sono almeno dieci giornalisti della stampa, radio e televisioni locali, che trasmettono in diretta. Quanti tassisti ci hanno ascoltato, quante donne di case ci hanno visto mentre preparavano il pranzo!
Tutto racchiuso in 51 minuti di trasmissione con 2200 persone che l’hanno vista su Facebook del canale 36 TV Huacho. Due commenti mi sono piaciuti tanto. Todo sea por la gloria de Dios. Grazie, padre, per tanta felicità e armonia che trasmette a Huacho, la “sua” Huacho.
La signora Blanca Drago de Bisso, la più anziana lettrice del mio primo libro su Huacho, ora ha superato i 100 anni, debole di vista, sta leggendo il nuovo con gli occhi di sua figlia. Due pagine al giorno!

IL NUOVO PRESIDENTE: PEDRO CASTILLO

Un vero dramma lungo 20 giorni per sapere i risultati elettorali, fino all’apparire sul balcone il vincitore con in testa, orgogliosamente, il sombrero dei contadini: Pedro Castillo. La giuria elettorale, il giorno 19 luglio, emette i risultati definitivi: Pedro Castillo Terrones di Perù Libre è proclamato Presidente del Perù con la percentuale di 50.129%, contro Keiko Fujimori di Fuerza Popular con 49.874%, differenza di voti 44:263.
All’inizio dello spareggio tra Keiko e Castillo avevo scritto: “Due volti per sognare, due volti per tremare”. Adesso il volto é uno solo, ma il dilemma non é sciolto: “Sognare o tremare?” Il partito vincitore è decisamente di sinistra con base ideologica marxista. Ha vinto su tutto il territorio tranne nelle città lungo la costa dell’Oceano Pacifico.
In questi casi ci si sente “stranieri” per la difficoltà di capire la storia politica della nazione e la necessaria riservatezza per non schierarsi con uno o con l’altro, pur notando valori ideologici tanto diversi. La vittoria del professore Pedro Castillo é stato letto come un “grido” dei poveri contro la corruzione e gli sbilanci etnici, culturali e economici del paese. Hanno scelto la medicina giusta?
Il Bicentenario non è stato festeggiato, uno strano silenzio ha avvolto la popolazione, poche bandiere hanno sventolato sui tetti della città.

UN’INTERVISTA AL VOLO PER IL BICENTENARIO

Per una radio locale, mi intervista Guillermo Rojas Benites, per dieci minuti sui gradini della Cattedrale, adornata dai colori bianco e rosso per il Bicentenario, subito dopo la Messa Te Deum, con poche autorità e pochi fedeli.
Qualche domanda a padre Antonio Colombo, partendo dal Bicentenario della nostra libertà dagli spagnoli dal 28 luglio 1821. Qual é la sua opinione?
Il Bicentenario è una grande opportunità per essere liberi, attenti a non cadere in un’altra oppressione, possiamo e dobbiamo difendere la nostra libertà di pensiero e di azione.
Cosa si aspetta dal nuovo Presidente che è un agricoltore, un professore in zona rurale? Io, che da anni sono qui a Huacho, ricordo quando Pedro Castillo guidava la lunga protesta dei professori con la bandiera rossa. A me non piace questo colore rosso, parlando di un linguaggio politico. Rispettiamo il sogno di rinnovare il nostro Perù attraverso una persona che sappia cosa fare, rispettando il piano umano e divino, sotto lo sguardo del Dio di Giacobbe, come si canta nell’inno nazionale. Che sia un cammino di speranza e di pace.
Abbiamo visto che il nuovo Presidente è molto legato alla sua famiglia, prima di fare la colazione ha pregato, che significato ha tutto questo per lei?
So che è di un partito che ha altre idee in rapporto alla religione. Certo mi piace notare questo suo atteggiamento semplice, familiare. Stiamo a vedere, perché ci sono stati presidenti che andavano a piedi o a cavallo prima di essere eletti e poi sfrecciavano con macchine di lusso, limousine e volavano con l’aereo personale, dimenticandosi delle loro origini e della povertà del popolo.

C’è sempre una speranza e una fede
Esatto, sempre un immenso rispetto perché è il mio Presidente, non ci sono dubbi, non parlerò mai male del mio Presidente. Come in famiglia, tuo papa è tuo papà, ci possono essere differenze e discussioni, ma resta sempre tuo papà. Con questa attitudine dobbiamo camminare, con speranza dialogando e uniti come in famiglia. Per me é ancora difficile conoscere la cultura profonda e la storia politica anche recente del Perù, tutto sommato sono qui da pochi anni, conosco solo la città di Huacho.
Dobbiamo suonare le campane a mezzanotte per i 200 anni del Bicentenario
Certo, incaricherò il sacrestano per questo. Aspetta un momento … una mamma mi chiede di dare la benedizione a questo bambino, piccolissimo bambino del bicentenario. Mi piace condividere questo momento di una nuova vita, qui con la mamma, qui con il bambino, il futuro.
É vero, questa è l’unità, la famiglia, il vicino. Sono passati 200 anni, adesso abbiamo altre possibilità per il nostro Perù.
Oltre il Covid, i tanti dolori nelle famiglie, curare le ferite, mettercela tutta. Più aperti al moderno. Importante dialogare, dobbiamo lavorare insieme per la nostra patria, liberi per fare il bene non per farci del male, mano nella mano con speranza e allegria.
Grandes palabras, padre Antonio, que viva el Perù.

QUATTRO MONETINE PER LA CAMPANA DELLA CHIESA ABBANDONATA

La Chiesa vicino alla spiaggia ha ripreso vita, ma non era rimasto proprio niente, anche la campana era stata rubata. C’erano poi centinaia di colombe che svolazzavano qua e là con la sporcizia e la puzza che lasciavano.
Sul mio Facebook ho lanciato la “Campagna per la campana”. Più di mille approvazioni, con commenti entusiasti ma in realtà il conto in banca è rimasto a livelli molto bassi, dopo 15 giorni. Un bel gesto lo ha dato solo il musicista Luis Vargas con un concerto online pro campana, allietando con bella musica un pomeriggio domenicale. L’ambiente però non si é scaldato più di tanto, anche se varie radio locali hanno trasmesso il messaggio.

Stavo per scoraggiarmi, ma… Pur con doppia mascherina che copre la mia faccia, facilmente mi riconoscono anche nella Piazza d’Armi che adesso é movimentata. Una donna mi chiama: “Oh padre, che bello vederla dopo tanto tempo…” Mi fermo, onestamente non la riconosco coperta come é da doppia mascherina. Ricambio il saluto con occhi sorridenti. “Padre, ho sentito alla radio che vuole comperare una campana, davvero la Chiesa della spiaggia era stata troppo abbandonata. Aspetti, posso collaborare anch’io, quello che posso…” Dal suo borsellino estrae uno dopo l’altro quattro monetine, 4 soles equivalenti a un euro. Brillano i suoi occhi, mentre si riscalda il mio cuore. Quelle quattro monetine valgono per me come 4000 soles, il costo della campana. Lo stesso giorno faccio il contratto con una ditta di Lima. A tre settimane da quell’incontro in piazza, già la campana suona gioiosa dall’alto del campanile della chiesa, facendo scappare le colombe. Inciso nel bronzo della campana c’é il nome di mio cognato Giuseppe Fagnani, in memoriam.

Il giorno 5 agosto é stata la festa della Chiesa restaurata, da un giorno arricchita da un semplice elegante altare, reso possibile dalla generosità di una signora huaciana che vive in Cile. La Chiesa era adornata dentro e fuori da catenelle colorate per esprimere la gioia del ritorno della grande croce in legno, proprio quella della Santissima Croce di Motupe in Hornillos. Dopo più di 20 anni l’immagine sacra era lì di nuovo sulla parete adornata di drappi, mentre in prima fila c’era una signora di 90 anni, venuta da Lima proprio per rivedere la Croce della sua giovinezza.
I miracoli ci sono ancora.

ULTIMA NOTIZIA

Immenso dolore per un giovane del mio Gruppo Sportivo “Padre Antonio Colombo” morto all’improvviso mentre giocava una partita amichevolei, in un campo di calcio a 100 metri da casa. Dal Canale televisivo Jaque Mate: “ La vita é cosí… Tante volte é dura, e ti colpisce quando meno te lo aspetti. Oggi, sabato 21 agosto, quando tutto era allegria nelcondividirere un momento sportivo nel complesso El Pino, un infarto cardiaco ha messo fine alla vita di Roberto, un giovane apppassionate del calcio. Inutili tutti i tentativi di soccorrerlo”.
Era giá pronto a venire con me al carcere di Carquin, per la quinta volta, per dare vita al trofeo “Coppa Antonio Colomgbo” con le 7 squadre degli interni. Ci stavano aspettando con ansia, covid pemettendo.
Il suo sorriso, il suo buon umore, la sua grinta in campo, restano nel mio cuore. Con la famiglia ho condiviso il dolore e la speranza, specialmente parlando con il suo fratello.
Roberto Reto Lino, studente universitario, aveva solo 27 anni.

Nella foto del 2019, Roberto é il primo a sinistra con il Club Padre Antonio Colombo

Don Antonio Colombo

Huacho, 22 agosto 2021