PRESEPI E FIORI IN MEZZO AL COVID

Un concorso internazionale di presepí

Nel tempo natalizio sempre abbiamo avuto due concorsi di presepi, uno al Carcere di Carquin e uno in parrocchia. A Carquin sono andato, ho parlato con il nuovo Direttore, ho presentato lo schema del concorso, lasciando tutto nelle sue mani. Mi rispose: “Il Covid proibisce qualsiasi tipo di contatto diretto con gli interni, ma so che hanno voglia di fare il concorso, vedremo come”. Lo hanno fatto e bene.
Anche quello parrocchiale è bloccato dal covid, non si può andare nelle case, non si puó fare le premiazioni, eccetera.. Una mattina mi sono svegliato con un pensiero fisso: devo trovare una strada nuova, geniale, moderna. Il 12 dicembre mi attacco a Facebook e lancio il concorso con lo slogan: “Ogni casa è Betlemme”. Chi mi aiuta a organizzarla? Può essere anche a livello internazionale. Dobbiamo cercare la piattaforma virtuale.
Scattano i “me gusta” con varie persone che si rendono disponibili. Così si forma il gruppo con Zoila, Elena, Gustavo, Oscar, tutti pronti per l’avventura. Si imposta un programma, si fissa la data del 2 gennaio, le modalitá del video di un minuto, dove inviare la mail, si compone la giuria e soprattutto si trova piattaforma con il canale 36 Tv Huacho di Oscar.

“Sono venezuelana – huachana, mia mamma è appassionata di presepi, però vive in Venezuela, come può partecipare?” É stata proprio questo prima adesione venuta da lontano a dare entusiasmo al progetto. Dal Venezuela è arrivato il video che abbiamo pubblicato su Facebook come modello, durata un minuto, presepe tipo vetrata, voce chiara e appassionata della mamma. Altri video dall’Italia e dal Portogallo hanno stimolato le famiglie di Huacho e di Lima. Ogni giorno il numero cresceva per arrivare a un totale di 27. Decisiva è stata una riunione del gruppo – a distanze covid – per visionare i presepi, scegliere i giudici, i presentatori, il locale, l’ambientazione del salone Pablo VI e la scelta di un buon disegnatore per i diplomi artistici con Carlos Grados.
“Padre, ma sarà una rassegna monotona, perchè non cerchiamo qualcuno per i canti natalizi? Io ho degli amici, posso invitarli?” Così parlò Elena che riuscì a invitare il gruppo “Niños cantores de Huacho”. “Padre, non basta il correo di Elena, occorre mettere a disposizione Whatsapp, é piú veloce e completo, posso mettere il mio.” É Oscar che propone e riceve gli ultimi concorrenti.

La festa della trasmissione televisiva

Sinceramente ero preoccupato, era la prima volta che dal di dentro preparavo una trasmissione televisiva internazionale, non conoscevo la tecnica e i trucchi. Gesú Bambino mi ha rasserenato, in fondo anche noi, novelli Re Magi, seguiamo una stella con i satelliti nel cielo che ricevono e trasmettono notizie indicando i tempi e le immagini che tutti possono vedere con le magie di internet. Sabato 2 gennaio, ore 17 si va in onda. Un piccolo ritardo preoccupa Marita Maggioni dall’Italia e Francisco Teixeira dal Portogallo, che mandano messaggi che trapelano l’ansia di vedere le loro opere sullo schermo.
Due ore di vero spettacolo con 27 presepi, canti natalizi stupendi, voce chiara dei presentatori Elena e Gustavo, sotto la regia attenta di Zoila e Oscar. Bravissimo il tecnico televisivo a dettare tempi, pause, immagini e interviste. Io mi sentivo un po’ nervoso e impacciato per scioglermi poi al vedere e ascoltare una bambina di 8 anni presentare con totale disinvoltura il suo presepe. “Sono la famiglia Aparicio Palma del Perú, qui vedete gli animali, sono i giocattoli di mio fratello, anche i Re Magi sono a forma di giocattoli. Sopra la capanna vedete l’angelo, quello che parló alla Madonna che ha fatto nascere Gesú, qui dentro nella grotta. In mano ho la mucca... Grazie”.

Momento unico di ogni concorso é la presentazione dei vincitori. Per il Perú hanno vinto le sorelle Romero Diaz, ricevendo un elegante diploma. Per il mondo ha vinto Marita Maggioni di San Vittore Olona con una carrellata di presepi che custodisce in casa sua. Tanto é soddisfatta Marita che ha stimolato il figlio gioralista a diffondere la notizia il píu poissibile. Il bene é contagioso.
Chi ci ha visto? I numeri sono sorprendenti: 6.600 visite al canale di Huacho, in diretta, senza contare chi lo ha condiviso con il suo Facebook. Si trata di due ore di spettacolo – festa che trasmettono tanta energía in tempi difficili. Scorrono veloci i 27 video dei presepi, uno piú originale dell’altro, con materiali diversi (anche un autentico osso di balena) storie bibliche, lavori in miniatura, giochi di luci e di acque che scorrono, con la musica vivace, bella dei ragazzi che cantano muovendosi da un luogo all’altro della cittá di Huacho.
Sono sicuro che anche Gesú Bambino sia contento nel vedere che ha ancora tanti pastori e re magi che lo cercano, lo adorano, lo mettono al centro delle loro case.
Viva internet, le piattaforme virtuali, chi sa usarle bene a servizio del Regno di Dio.
Ci auguriamo di arrivare a 50 concorrenti per il Natale 2021, speriamo senza covid.

Monsignor Moses, chierichetto – vescovo

Nel mese di gennaio il Covid senza frontiere ha portato via un amico Vescovo, mons. Moses Hamungole, in Zambia, aveva 53 anni. É stato mio chierichetto quando lui aveva 7 anni, e io 34 nel 1974 a Kafue. Era parte dei primi ragazzi e ragazze battezzati dal parroco don Giuseppe Parolo. Moses era povero, a volte scalzo, sempre con lo stesso vestito che era l’uniforme della scuola. Era un ragazzo semplice, poche parole, ma ricco di fede. L’ho seguito nei suoi anni di secondaria e quando nel 1986 io stavo per tornare in Italia lui mi sorprese dicendomi: “Bambo Antonio, voglio diventare prete, il prossimo mese entreró nel seminario”. Abbiamo continuato con alcuni contatti a distanza. É diventato prete nel 1994 e inviato a Roma nel 2000 a studiare scienza delle Comunicazioni alla Universitá Gregoriana. Li si é fermato per anni entrando a far parte della Radio Vaticana, come ottimo comunicatore. Il salto di qualitá e responsabilitá avviene il 3 maggio 2014 con la consacrazione come Vescovo della diocesi di Monze in Zambia, a 200 km dalla sua casa di Kafue.

Non ci siamo piú visti, qualche volta mi ha chiamato da Roma. L’unico “pettegolezzo romano” me lo ha raccontato un comune amico, padre Bernardo Suarte, che viveva con Moses nella stessa Casa del Clero a Roma e condivideva con lui l’impegno per la Radio Vaticana per l’Africa. “Domenica 11 marzo 2013 l’aspettavo per concelebrare la Messa nella cappella interna. Era sempre in ritardo… A sorpresa arriva il Cardinale di Buenos Aires, Jorge Bergoglio che gentilmente mi chiede di poter concelebrare. “Eminenza, ben contento, ma stavo aspettando un amico, sempre ritardatario”. “Tranquillo, aspettiamo, non ho fretta, oggi riposo, domani inizierá il Conclave”. Con calma arrivò Moses, scusandosi emozionato. I tre concelebrarono serenamente una Messa “normale”. Due giorni dopo, mil 13 marzo, il conclave elegge Jorge Mario Bergoglio con il nome di Papa Francesco!” La storia dice che a quella Casa del Clero Papa Francesco ritornò il 14 marzo per ritirare i bagagli e pagare il conto. Avrá scambiato qualche parola e sorriso con i miei due eroi?

¿Muli bwanji?

Torniamo a Moses, il mio chierichetto. Mai piú mi aspettavo una sua chiamata diretta da Roma a Huacho. Iniziò con il tradizionale saluto zambiano “Muli Bwanji- come stai?” “Sono Moses, mi hanno da poco nominato Vescovo, vieni alla mia consacrazione? Ti aspetto, tu mi hai visto nascere, come cristiano a Kafue.” Era il mese di aprile del 2014, l’Africa è troppo lontana, ho dovuto accontentarmi di ricevere e conservare la sua foto con stampato sul retro il suo stemma e la data 3 maggio 2014.
Continuavo a seguirlo da lontano con notizie di comuni amici, sapevo che andava bene e stava sognando di costruire la Cattedrale della sua Diocesi. Forse l’ultimo viaggio prima di Natale 2020 in Germania e Italia era stato fatto per poter realizzare il sogno.
Ma tutto, tutto si é fermato con il covid che l’ha distrutto in solo 15 giorni, a 53 anni, tempo di una maturitá fisica e morale.

La tristezza, e il dolore mi hanno fatto tremare il cuore. Ho cercato di partecipare al suo funerale in modo virtuale. Sono riuscito a trovare il link diretto con lo Zambia. Ho visto dove lo hanno sepolto, nel piazzale della Chiesa, ho visto scavare la tomba dove hanno coperto la bara non solo di terra ma anche di uno strato di calcestruzzo per le norme Covid. Emozione grande quando ho notato l’avvicinarsi di una donna anziana, la sua mamma, per mettere lentamente un fiore sopra la terra fresca e fermarsi a parlare a suo figlio, certo nella lingua tonga. Cosa avrá detto? La televisione permetteva di ascoltare il suo sussurro. La commozione continuò quando, invece di un canto funebre africano, le poche persone presenti hanno intonato in latino la struggente preghiera della Salve Regina. “A te sospiriamo in questa valle di lacrime, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria”. Ciao, tizdzaonana tsiku lino.

Impara con gioia con 70 ragazzi

Qui è estate, tempo di vacanze estive, le scuole sono chiuse naturalmente, anche quelle a distanza. Ma l’istituto San Francesco non si ferma, i bambini bussano alla sua porta.
Il Covid ha svegliato energie nascoste da mettere a servizio del bene. Parafrasando la preghiera di San Francesco si puó chiamare “fratello” lo Zoom e le professoresse “strumento della sua pace” perchè ogni nuova lingua apre orizzonti e costruisce ponti di pace nel mondo.
Da martedí 19 gennaio ci sono 70 i bambini/adolescenti che con gioia vogliono imparare l'italiano via Zoom. Un grande lavoro per le iscrizioni online. Di dove sono? Non si vedono i volti, solo le sigle del link, non sappiamo nemmeno come riuscire a raggiungerli per dare il libro di testo. Alla fine si riesce a vedere tutti gli indirizzi con tanti alunni “extracomunitari” dalle cittadine vicine fino ai 12 che sono della capitale Lima.
Si strutturano le classi dividendoli in due gruppi e si cammina: A me tocca fare 40 minuti di cultura italiana ogni settimana, sempre con immagini adatte alla tecnica virtuale del Zoom. Mi sono fatto aiutare da mia sorella Rosy che dal lontanissimo Piemonte ha fatto una lezione stupenda sulla neve, con power point accompagnato dalle sue spiegazioni in diretta. Le professoresse confermano che tutti i 70 alunni sono rimasti in un silenzio incredibile, come incollati allo schermo del loro computer, affascinati. Ma qui la neve non scende mai…

Ho perso tutte le chiavi

Penso che non esista una persona al mondo che almeno una volta in vita non abbia perso le chiavi di casa. Per ritrovarle si invocano tutti i santi, specialmente Sant’Antonio abate, quello della barba bianca…
Il mio mazzo di chiavi ne contiene ben 16, tra casa, cattedrale, ufficio, campo sportivo 70 e altro. In Tempo di Covid, tra mascherina e alcool per disinfezione, entro nel mototaxi un po’ agitato, dalla tasca estraggo il borsellino , senza accorgermi che è scivolato fuori il mazzo delle chiavi. Scendo, pago il biglietto, l’autista tutto mascherato sprizza l’alcool sulle monete e schizza via con il suo taxi color rosso. In quello stesso momento di accorgo di avere la tasca leggera, ho dimenicato le chiavi!. Agitatissimo fermo un’altro taxi e cerco di inseguire quella rosso, lo raggiungiamo, ma non era quello di prima. Mi mancano ben 16 chiavi , cosa faccio adesso, fare tutte le copie è un patrimonio… Arrivo sconvolto alla cattedrale, il giovane vigilante mi chiede: “Padre, che le è successo?. “Lasciami in pace, anzi apri la porta del salone, ecco i soldi, va subito a fare una copia di questa tua chiave…”. Squilla il cellulare del giovane. “È per lei, da Giovanni, l’avvocato della Curia.” “Padre, dove sono se sue chiavi?” Confuso per la strana domanda balbetto: “Le ho perse…” “Le ho qua io, un mio amico taxista le ha trovate sul sedile, ha capito che erano del padre Antonio e le ha lasciate alla porta di casa mia. Stia tranquillo, adesso mando mio papá alla cattedrale”. Riprendo il respiro, dopo neanche cinque minuti mi ritrovo con le 16 chiavi di nuovo nelle mie mani. Non ho neanche avuto il tempo di invocare Sant’Antonio dalla barba bianca che, a tempo record, dal cielo mi ha fatto trovare oltre alle chiavi un giovane autista onesto al 100%. Onestà e amicizia si sono abbracciate in tempo natalizio, era il 30 dicembre. Grazie, autista anonimo. Pongo la noticia su Facebook e scattano 406 me gusta con 78 commenti. Esiste ancora della buona gente al mondo.

Cinque fiori sbocciano nel covid

Si comincia bene l’anno nuovo 2021 con la professione perpetua di tre suorine: Sindy, Elva e Katherine. Stupendo segno di vita nella Chiesa cattolica con tre giovani donne che seguono la stella come i Magi e donano sè stesse al Bambino Gesù. È la loro freschezza e soprattutto i loro sorrisi nei volti pieni di luce che trasmettono vitalità a tutta la Chiesa Cattolica, colpita dal Covid.

Sono della Congregazione delle Oblate del Bambino Gesù, nata a Roma nel 1672, con 20 anni di presenza in Perù. La ceremonia è nella Cattedrale con il Vescovo Antonio Santarsiero. Io concelebro con piacere conoscendo bene le professe anche como confessore. Il covid limita la presenza a 40 persone, ma poi la televisione la spande in tutto il mondo.
Il quarto fiore sboccia il 17 gennaio, lontano a Cuzco ma ha radici proprio parrocchiali del gruppo giovanile EPJ. È il giovane Cristian Martin Beltran che da qualche anno è entrato nell’ordine domenicano di Lima per diventare “fratello”. La ceremonia è nel convento di San Domenico nella citta storica di Cuzco con un totale di 5 nuovi giovani alla loro prima professione religiosa. La distanza e le norme covid sono superate dalla trasmissione in diretta. Anche qui spicca prima il volto teso di Cristian al momento di pronunciare il voto, per poi esplodere con un sorriso unico. Il suo gruppo giovanile non lo ha certo perso di vista. Huacho migliora.

Il quinto fiore incontra il nemico covid ben agguerrito, essendo Huacho entrato nella zona di allerta massima che significa porte chiuse della cattedrale e pubblico zero. La data scelta è il 2 febbraio festa della Presentazione o Candelaria, popolare in Perù. Si può o non si può? Giorni e giorni di ansia. Si tratta della professione perpetua di suor Sandra Iliana Ramirez Crisólogo della congregazione delle Serve della Divina Provvidenza, fondata in Italia a Bisceglie nel 1922, in Perù da 15 anni.
L’evento strettamente religioso ottiene il permesso delle autorità per la realizzazione privata, a porte chiuse, modo virtuale. Il vescovo celebra e don Antonio per prudenza segue da casa la trasmissione passo passo.
Ê stato bello, semplicemente. Buone riprese sui punti essenziali: la chiamata, le litanie con la suora stesa al suolo, l’impegno davanti alla suora delegata (nessuna dall’Italia), il crocefisso ricevuto dal Vescovo, la firma ufficiale, le parole di ringraziamento e le foto finali con mascherine. Il tutto nella cornice sempre unica della Messa, con il Gesù vivo che dice: “Sandra, vieni” “Eccomi, sono qui”.

Suor Sandra é una ex alunna dell’Istituto San Francesco per lo studio dell’italiano. Una brava studentessa, con ottimo voti anche all’esame all’ Ambasciata in Lima. Cosí tutti/e – direttore compreso - collegati con internet, sentendoci presenti alla ceremonia in modo reale. Brava Sandra
Il commento finale a tutte queste tre cerimonie lo prendo da Facebook, senza tradurlo: “Muy emotivo Son los más hermosos matrimonios”.

Covid pesantissimo

La tanto temuta seconda ondata ha attraversato gli Oceani e le Ande per schiantarsi anche sul Perú, specialmente lungo la costa del Pacifico. E qui ci sono anch’io. Di nuovo in clausura, con la Messa che da forza a tutti. Le notizie, quasi tutte tristi, filtrano attraverso internet e appesantiscono il cuore. Fede, speranza, prudenza.

Peppino, mio cognato, oggi, 6 febbraio, ha suonato al campanello del cielo, come nel 1973 aveva suonato a Cerro Maggiore a casa mia chiedendo la mano di mia sorella Ermanna. Uomo con un senso dell'amicizia, unico, ha amici in tutto il mondo. Ha Donato la cornea.
La Messa che celebro a Huacho, ci unirá a lui, alla famiglia, a tutti. Gesú vola oltreoceano per asciugare le nostre lacrime.
Aprite www.sullarcadinoe.it scintille 23 y 24 per vedere la sua visita a Huacho.

Don Antonio Colombo

Huacho, 7 febbraio 2021.

Post scriptum
Nomina a Ministro
“Padre Antonio,
ti nomino Ministro degli Esteri della solidarietá e dell’amicizia”.
Firmato: Proverbio Ambrogio di Cerro Maggiore
La mia risposta: “Simpaticissima nomina, accetto!”