Covid ti cambia la vita

Mi hanno intervistato in casa

Oscar Nazario, sul Canale 36 Tv Huacho del 22 maggio.
Don Antonio Colombo condivide la sua esperienza durante questi quasi 70 giorni di distanziamento sociale obbligatorio, ai suoi 80 anni racconta che un familiare molto amato è risultato positivo al COVID ed è riuscito a vincerlo, anche lui per un anno ha sofferto per una malattia che è riuscito a sconfiggere.
Ci lascia una benedizione e si affida alla Vergine Maria affinché questa pandemia passi presto.
Grazie, Oscar, per essere venuto fino alla mia casa per intervistarmi, sapendo che sto osservando le norme prescritte dal Governo per il Covid.
Ho 80 anni, sono una delle persone più a rischio. Allo stesso tempo non mi scoraggio, bisogna trasmettere questo desiderio di speranza, a tutti.
Ho avuto un'esperienza difficile con mia sorella missionaria Dalmazia di 85 anni con 50 anni in Africa; anch’io sono stato in Africa per 12 anni; insieme abbiamo condiviso la realtà africana. Lei ora vive a Torino. Lì il Covid l'ha colpita duramente. Si è chiesta – Ah! Che diritto ha questo signore
coronavirus di togliermi la vita? - Il Covid vuole proprio uccidermi? Lo spavento, la paura. Terribile. Ma poi ha avuto fiducia anche dei dottori. Con Dio era un po' in disaccordo - perché a me? - La domanda di tutti, no? - Cosa ho fatto di male? È un castigo? – Dopo il primo scossone si è calmata. No, Dio è al mio fianco. Quindi, grazie ai medici, a Dio, alla famiglia, agli amici è riuscita a salvarsi, è viva. Ieri dopo 55 giorni è uscita un attimo per strada. Ha dato la sua testimonianza sul canale televisivo del Papa.
Come famiglia quanta paura, un vero dramma.
In questo tempo ho visto anch'io l’importanza dei mezzi di comunicazione moderni. Quando eravamo in Africa tutti e due, per comunicarci... che problema, non c’erano telefoni, e per una lettera ci volevano tre mesi. A volte si approfittava di un autista dei trailer, che da un paese ad un altro portava un piccolo foglio con scritto l’essenziale: “Antonio, sto bene, saluti, Dalmazia”. Ora tutto è veloce, diretto, in un secondo. In quei giorni di tempesta, come si è scaldato il cellulare con tutto l’intreccio nervoso di messaggi pieni della nostra apprensione. Non dimenticherò quando mi scrisse: “Sono in zona rossa!” E l’altro che mi ha ridato respiro: “Sono tornata a casa!”
Ma è difficile, quindici giorni che resteranno fissi nella memoria.

Tutti i programmi per aria

Un virus che in quattro e quattrotto ha distrutto tutti i nostri piani. Sono parroco della Cattedrale, già pronto con i programmi della Settimana Santa. Il 16 marzo il Presidente Vizcarra annuncia: “Fermi tutti!” Ci siamo fermati, si è chiusa la Cattedrale, neanche le Messe! Cosa faccio? In quel momento ho pensato a te Oscar che mi stai intervistando. Ti conoscevo già un po', ora meglio.
Oscar ride con la sua cinepresa in mano...
Oscar ha un canale televisivo, una volta mi ha già intervistato, il suo canale è conosciuto, è serio. Perché non invitarlo a trasmettere in diretta la Messa domenicale? È così che abbiamo cominciato, dal niente. Era una novità per me e per te, vero? Io penso che ti sia toccato sistemare le cose, migliorare i tuoi strumenti di ripresa e trasmissioni in diretta tra Tv e Facebook.
- È proprio così, abbiamo fatto tutta la quarantena, la Settimana Santa e adesso di domenica in domenica.
Ho notato tutto, hai migliorato moltissimo dalla prima domenica, la risprese, l’audio, le varie connessioni anche con due radio.
Così vedo che ogni domenica crescono i numeri, dai primi 1000 ai 36.000 del giorno di Pasqua, con i commenti che sono preghiere nate nelle famiglie dei telespettatori.
È qualcosa di nuovo, per questo mi è piaciuto quel dialogo tra il diavolo e Dio, come una barzelletta. Il diavolo dice a Dio: “Ah guarda, con un piccolo virus ho chiuso tutte le tue chiese”. “Tranquillo, Satana. Hai chiuso le chiese, ma ora si sono aperte tante chiese, una in ogni famiglia, in ogni casa!”
È proprio così. A Messa arrivavano 1.000 e in TV ce ne sono 36.000. Anche Papa Francesco, solo in Piazza San Pietro, con il suo messaggio del 27 marzo ha toccato il cuore del mondo. Non dobbiamo scoraggiarci, è certamente difficile. Così anche l’esperienza di mia sorella, trasmessa in TV fa il giro del mondo. È arrivata anche alla televisione di Huacho, grazie al canale della Virgen Dolorosa con Cesare Chagray. Addirittura si può vederla e ascoltarla per capire il suo messaggio grazie ai sottotitoli in spagnolo come per i film. Il primo giorno l’hanno vista 300 persone, e adesso che gira in facebook sono più di 5.000! Perché è una testimonianza triste che commuove però alla fine è piena di speranza, perchè lei stessa si sente più vicina a Dio e più aperta agli altri.

Cosa fare chiuso in casa?

Questo virus che ha toccato la mia famiglia cambia anche la mia vita qui a Huacho. Qualcuno ricorderà che io ho avuto il mio virus due anni fa. Mi sono ammalato seriamente ai polmoni, una infezione della famiglia del Covid 19, uguale eh. Una degenza in ospedali qui e là, anch'io ero sull'orlo di andare nell'aldilà. Di corsa dall’Italia erano arrivate le mie sorelle Dalmazia e Ermanna. Ho combattuto quasi un anno. Pensa che ora mi proteggano i tanti antibiotici che mi hanno dato. Ma è difficile, dura, dolorosa la lotta. Adesso tutto il mondo è sconvolto da questo terribile virus. Soprattutto in Italia, ora in Perù che non si ferma perché abbiamo poche armi, veramente poche armi, poca disciplina anche. Spero che il virus si stanchi, perché noi non siamo pronti per queste cose. Ma dobbiamo stare uniti.
Quindi... sono rimasto in casa come tutti gli altri. Da solo. Allora cosa faccio? - “Può scrivere...”
Scrivere, leggo anche... ecco il mio primo libro in africano. "Milano Kafue". Qui c’è anche il primo libro di mia sorella Dalmazia in Mozambico. E ora siamo a Huacho. Il mio libro “Mi Huacho”, però devo aggiornarlo, é del 2016. Ho tempo per preparare il nuovo per fine 2020.
- con gli aneddoti... con tutto quello che ci sta toccando vivere, oggi abbiamo già compiuto 68 giorni
Sono 68 giorni che mi preparo da mangiare, sì, sì. Con l'esperienza in Africa posso fare di tutto. Ma dobbiamo saper recuperare la nostra forza interiore e agire.
- Certo, perché Lei è una persona ben dinamica, promuove lo sport, va in carcere, lei è in costante attività...
Ma mi è costato fermarmi. Ho scoperto il cellulare. Senti, io non ho mai avuto un cellulare, solo da quando mi sono ammalato ed ora ho scoperto il suo valore come strumento indispensabile. Con la pandemia ci siamo collegati di più, adesso spunta anche lo Zoom! Lo utilizziamo per continuare a insegnare con Italiano online 1 – 2.

La camminata domenicale

Soltanto la domenica esco, cammino.
C’è il coprifuoco, ma sono autorizzato e cammino solo dalla Hurba Huacho alla Cattedrale. È una esperienza interessante e unica soprattutto il giorno della Festa della Mamma. Come prima sosta mi sono fermato davanti all’ospedale. C’erano lì tre poliziotti tristi dell'INPE del carcere di Carquín perchè dentro c'erano alcuni interni seriamente ammalati. Si sono salvati. Riprendo il cammino. Una famiglia dietro la cancellata di casa stava preparando il cibo per la festa della mamma e mi regala il gel per disinfettarmi la mano.
Al semaforo all’altezza del Potere Giudiziale, tutto deserto, niente e nessuno, ne auto, ne persone, c'erano solo due colombe, tranquille in mezzo alla strada. Sosto alla clinica San Pietro, tutta attrezzata per COVID-19. Trovo la Piazza d'Armi avvolta in un silenzio impressionante, ho provato pena. Il cancello della Cattedrale sbarrato, solo per la porta laterale in Grau ho potuto entrare con la mia chiave, è casa mia..
Ecco è mezzogiorno, il momento della Messa con il Vescovo, anche qui con il deserto, nessuno fedele presente. Eppure lì ho trovato la speranza. Abbiamo vissuto in modo nuovo anche tutti i giorni della Pasqua. Un modo strano, difficile, alla fine positivo. Abbiamo imparato che la nostra fede è importante. Si chiude una chiesa, si aprono i cuori. Non puoi fare la processione, ma in casa puoi fare la novena trasmettendola in diretta ai membri della tua Hermandad e alle loro famiglie. Tanti modi moderni e creativi. Hai visto anche tu, vero Oscar? come la piccola processione del Signore del Sepolcro nella stessa chiesa, l’hanno potuta vedere in migliaia nelle loro case! Quante interessanti commentari facevano in diretta.

Cammino di ritorno a casa

Tornando, dopo la Messa celebrato per la Festa della Mamma ho trovato in Piazza d’Armi tre giovanotti che camminavano senza le mascherine, correndo via veloci, salutandomi: “Ciao padre, ciao padre" – ciao, ciao. E dall'alto ho sentito una voce: "È il padre, il padre" un bambino mi ha visto, ha gridato, ha chiamato sua madre, ha chiamato sua nonna e con tutti loro una breve conversazione sempre con la mia mascherina. Mi emoziono quando i bambini mi riconoscono, mi salutano e immediatamente coinvolgono la loro famiglia. Sulla strada deserta incontro tre poveri, qua e là. Persi, soli, niente mascherina, niente soldi. Li ho aiutati un po'.
- Lei ha aiutato molto. Grazie a lei abbiamo visitato diversi settori, siamo stati nelle periferie poverissime, cercando il modo di ridare speranza mettendo un “granello di sabbia” per poter ridare forza.
Sì, e anche da casa io continuo come parroco per sostenere, consigliare, aprire la mensa parrocchiale, favorire la pace. Mi sostengono anche da lontano, creando un ponte fra Italia - Perù e in Perù distribuiendo.
Continuando a camminare ritrovo la stessa famiglia che mi ha dato il gel. “Padre aspetti un momento”- Che c'è? Mi aveva preparato il pranzo. Il cibo me l'hanno consegnato in un tupperware. Riso, pollo arrosto, verdura, tutto. Nello stesso momento in cui mi fermo sento un'altra voce di bambino: “Ah è il padre, è il padre!” Lì nella sede della Diresa, al secondo piano, c'era un bambino e sua madre. La mamma accende il cellulare e da lì mi fa ascoltare una canzone alla Madonna: "Tu sei mia madre". Che finezza! Lei ha usato spontaneamente il cellulare per questo canto a Maria e a tutte le mamme del mondo. Così un altro momento intenso, di relazioni anche se tutto era apparentemente deserto.

I cuori non si sono chiusi, neanche il mio che non si dimentica di Padre Vittorio che è a Sayan. Lui ha un anno in più di me, siamo entrambi qui per prenderci cura dei poveri in mezzo a questa pandemia. Lui, grazie alla impresa Redondo e al Vescovo ha distribuito 1000 polli tra la gente. Bello,vero? Ma poi sono collegato anche con i sacerdoti di Milano che sono nella Amazzonia, la città di Pucallpa. Là è difficile la situazione, il virus colpisce con forza.. C'è don Andrea un sacerdote giovane che può uscire e fare tante cose per i più deboli, medicine, viveri, ma c'è un disordine totale. La gente che cammina, c'è il mercato, c'è il porto, ci sono motoscafi e c'è... mancanza di tutto. Ha scritto un articolo. “Ho visto una mototaxi con la bandiera bianca, cosa sarà? Forse porta qualcuno all'ospedale? Poi un'altra moto, poi vedo anche una casa con la bandiera bianca, cosa significa?” “Fame padre, fame!”
La fame sta colpendo il Perù. Dobbiamo saper condividere di più. Certo c'è anche la mensa parrocchiale, ma non è sufficente, deve crescere la cultura del volontariato, dare pace, dare una mano, dare un aiuto. Stare attenti alle regole della emergenza, solo così cercheremo di vincere questo virus. Non dimenticando quello che abbiamo imparato rimanendo in casa, stare in collegamento con gli altri per poter costruire un Perù migliore, ma è difficile. Il Vescovo, nella Messa di domenica, più volte ha quasi gridato, ricordi Oscar, vero? Raccomandava alla gente attraverso la televisione. “Rimanete in casa! I medici muoiono, così tante persone muoiono. Restate in casa! Ascoltate! Un giorno riapriremo la chiesa, ma sempre con il protocollo di Vizcarra. Dio benedica anche i Presidenti del mondo, che siano un po' più saggi, si prendano cura della loro gente, investino più soldi per fare qualcosa di speciale, migliorando il Perù.

Il mio calice

Faccio spostare l’occhio televisivo verso il mio altarino di casa. È il numero 12 perchè ogni settimana lo rinnovo secondo i momenti liturgici, uno più creativo dell’altro. Qui è il momento centrale della mia giornata di clausura. Ogni giorno alle 18.00 celebro la Messa solo ma con il mondo che entra nel calice. Un attimo... guarda anche questa gigantografia della mia Prima Messa. Sono io che alzo l’Ostia, 56 anni fa nel 1964. Tutto in latino, Il sacerdote celebrava verso l'altare, non verso le persone.
- Ma Don Antonio sta cercando qualcosa?
Guarda qui, c'è il mio calice. Lo stesso che porto sempre con me, in tutti i paesi dove sono stato, Europa, Africa, America. Questa è la mia forza. Qui ogni giorno prego. Ogni giorno a Dio e ai fratelli. Ecco la nostra forza di cristiani per andare.
Mostro il calice che porta inciso la data del 27 giugno1964, dono dei familiari e della madrina.
Se vuoi posso dare la benedizione, vero?
- Certamente.
Come fa il Papa. Padre, Figlio, Spirito Santo. Amen.
Il Perù vincerà, il mondo unito può vincere. Grazie a Dio e a tutti noi uniti. - Grazie Don.
Oggi 30 giugno sono 9.281 le persone che hanno visto questa intervista sul Canale 36 TV Huacho e sul facebook Antonio Colombo
Collegamento:www.facebook.com/36TVHUACHO/videos/843599176129902/

“Non respiro”

E’ il grido di chi è contagiato dal coronavirus in Perù. Nell’ospedale della cittadina di Huacho manca proprio l’OSSIGENO!!! Il mio vescovo Mons. Antonio Santarsiero, ha deciso di aprire una sottoscrizione locale e internazionale per un impianto di produzione di Ossigeno. Basterebbero 340.000 euro.
Lettera aperta agli amici italiani
Mi presento come Cappellano dal 2008 dei due ospedali della citta di Huacho che conta 150.000 abitanti in una Diocesi di 600.000 dalla costa dell’Oceano Pacifico alle Ande fino alla Amazzonia.
Siamo in quarantena da 104 giorni, con una crescita diaria di 4.500 positivi tanto da essere oggi 30 giugno a quota 288.477. Per i morti siamo a un totale ufficiale di 9.870 con incremento di 170 piú di ieri. Fonti extra governative e internazionali parlano di 25.000 e piú morti. Ci collocano al 6° posto nel mondo per contagiati e in testa alla classifica per i morti avendo Perú una popolazione di solo 30 milioni.
La quarantena continua, con lo slogan Yo me quedo en casa, con tutti i consigli per lavarsi le mani... Giá, ma chi é senza acqua nella immensa periferia di Lima? Chi non ha entrate fisse e continua a lavorare negli affollatissimi e incontrollabili mercati delle cittá? La fame si fa sentire sempre piú. Migliaia e migliaia hanno camminato anche per 15 giorni per tornare ai loro villaggi sulle montagne o nella Amazzonia lasciando alle spalle Lima, cittá diventata inospitale.
E la mancanza di armi per combattere questa stranissima guerra arrivata dalla lontanissima Cina?
Il documento ufficiale della Campagna pro ossigeno dice chiaramente: “Stiamo perdendo la vita: per mancanza di ossigeno, un elemento tanto essenziale per salvare la vita, la mancanza di medicine che permettano ai nostri ammalati di migliorare, la mancanza di ventilatori meccanici che sono distribuiti in altre cittá, la mancanza di letti in Rianimazione...”

Ministro della Sanitá fischiato

Mi limito a un episodio capitato domenica 7 giugno nel mio Ospedale Regionale a 50 metri da casa.
Alle 7 del mattino con l’elicottero arriva il ministro della Sanitá per vedere gli sviluppi di un Ospedale da campo da sistemare nel bel mezzo dell’ospedale stesso. Il solito stile di tanti politici nel mondo: “Noi abbiamo fatto... noi facciamo... noi faremo... tutto sotto controllo... investiamo qui, investiamo lá...presto tutto sará risolto...qui arriveranno 100 letti per la rianimazione con tutto, proprio tutto, medici ecc...ecc...”
Un giornalista locale non ha resistito a questa serie di promesse e bugie. Con tono normale comincia a chiedere: “Ma signor ministro, ci puó dire dove sono finiti i 4 ventilatori meccanici destinati a questo nostro ospedale?” Il ministro finge di non sentire, continua con numeri... “Signor ministro, perché sono finiti a Cañete e non qui? O forse si sono fermati in Lima?” Il ministro guarda il Govenatore regionale, impassibile. Il clima si é scaldato. Apre un carteggio che ha in mano... e intanto una infermiera rincara la dose esigendo gli indumenti di protezione: “Non abbiamo niente o dobbiamo comprarlo con i nostri soldi!” Una e due e 20 volte il giornalista ripete la domanda a tono sempre piú alto. La voce passa attraverso la mascherina come fosse un altoparlante. Il ministro smette di parlare, annoiatissimo, cerca di spostarsi in un’altra parte dell’impianto con le sue guardie del corpo che gli aprono il passo, spingendo via il giornalista.
E i 4 ventilatori proprio non saltano fuori. Le grida continuano e diventano coro: “E la nostra gente muore, 16 sono morti per mancanza di ossigeno settimana scorsa”. Tutte le reti televisive nazionali hanno ripresentato il pietoso caso, ampliandolo.

La crociata pro Ossigeno

Nella cittá di Lima e altre del paese ci sono lunghe code per le strade con la gente che ha una bombola di ossigeno da fare ricaricare davanti ai pochi impianti esisenti. Nelle case la gente soffre con gli ammalati di Covid che hanno il respiro sempre piú affannoso. E non parliamo dei prezzi del metro cubo di ossigeno, volati oltre le nubi.
In questo clima di dolore si accende una piccola importante luce con la Campagna pro ossigeno lanciata dal nostro Vescovo Mons. Antonio Santarsiero con l’appoggio della societá civile. Cosí ne parló domenica 31 maggio al termine della Messa trasmessa in diretta sul Canale 36 Tv Huacho: “Alcuni medici mi hanno detto che l’Ospedale Regionale riceve solo 12 bombole di ossigeno, ma ne ha bisogno di 120, ci giá sono tanti morti nell’obitorio, non c’é piú posto. Vogliamo fare un impianto di produzione di ossigeno e metterlo nell’ospedale stesso, non é facile trovare i mezzi, magari Milano ci puó aiutare (e guardava a me che ero lí). Ci sono stati 25 morti per mancanza di ossigeno in Cañete, altra cittá della nostra Regione... Facciamo un incontro, apriamo un conto in Banca anche se tra il desiderio e la realtá ci sta un abisso. Tutto per il bene comune, anche per il futuro.”
La campagna si chiama Crociata pro Ossigeno. (Adesso hanno cambiato in Colletta per diplomazia!)
Italia e Perú hanno iniziato insieme la quarantena a marzo. A giugno Italia é tornata a muoversi per le strade, qui in Perú la quarantena continua fino al 31 luglio mentre il Covid segue tranquillo la sua scalata!
Siamo chiusi in casa con gli ammalati stessi, per loro non c’é posto negli ospedali.
E non lasciamo soli questi nostri ammalati.
Apriamo il cuore e apriamo il portafoglio.
Regaliamo un respiro.

Don Antonio Colombo
(cappellano degli ospedali di Huacho)

Post scriptum
Mi é venuta in mente una frase in latino: CICERO PRO DOMO SUA che quasi sempre hanno tradotto: “ Il grande oratore Cicerone parla e parla a favore della sua casa – domo” Parla per INTERESSE.
In un certo senso anch’io scrivo per interesse perché tante volte ho avuto bisogno di ossigeno all’ospedale di Huacho, per tre volte in rianimazione e due in medicina. Adesso sto bene, ma se mi attacca il Covid, senza ossigeno, che respiro avró?
Ultima notizia: ieri dottoressa Rosita é andata a Lima con il Direttore dell’Ospedale per ritirare i 4 ventilatori. Qui si dice “Quien no llora, no mama”. Se il bambino non piange, non gli danno il latt

Post scriptum
Mi é venuta in mente una frase in latino: CICERO PRO DOMO SUA che quasi sempre hanno tradotto: “ Il grande oratore Cicerone parla e parla a favore della sua casa – domo” Parla per INTERESSE.
In un certo senso anch’io scrivo per interesse perché tante volte ho avuto bisogno di ossigeno all’ospedale di Huacho, per tre volte in rianimazione e due in medicina. Adesso sto bene, ma se mi attacca il Covid, senza ossigeno, che respiro avró?
Ultima notizia: ieri dottoressa Rosita é andata a Lima con il Direttore dell’Ospedale per ritirare i 4 ventilatori. Qui si dice “Quien no llora, no mama”. Se il bambino non piange, non gli danno il latte

PER CONTRIBUTI DALL’ESTERO
Banco de Crédito del Perú
Titular de la Cuenta: “OBISPADO DE HUACHO – Emergencia COVID 19”
Dirección del Titular: Plaza de Armas s/n – Huacho – Perú. Apdo. Postal 104.
Número de cuenta/IBAN: 335-2603525-1-79
Moneda bancaria de la cuenta: DOLARES AMERICANOS
Nombre del Banco: BANCO DE CREDITO DEL PERÚ
BIC / SWIFT: BCPLPEPL
Dirección del Banco: Av. 28 de Julio 402 – Huacho (Perú)

Una luce di speranza – ospedale da campo

Giovedì 25 maggio aspettavamo il Presidente Vizcarra per inaugurare il cosidetto “Ospedale da campo” come punto forte nella lotta al virus. Non è arrivato. Come spesso ci sono due versioni, quella ufficiale per la nebbia che ha ostacolato l’elicottero, quella del popolo perchè ha avuto paura delle proteste. Sono andato io, è a 50 metri da casa, accolto con gioia dal personale che non mi vedeva da tempo. È una bella realtà, secondo un modello spagnolo realizzato in un mese per cento posti letti, tutto modernissimo. Quando si vuole, si può, il Perù ha capacità e energie. Tutte le autorità locali hanno avuto il tempo di dialogare tra loro, con il Vescovo a tessere le file.
Ho visto tutto ben organizzato, ben attrezzato e il mio cuore riprese a battere bene, si era appesantito per la triste situazione. Il giorno prima erano morti in 5 nello stesso ospedale, senza che io potessi avvicinarmi per la unzione degli infermi e dire una parola ai parenti.
Già sono entrati nella nuova struttura i 25 malati gravi che era campeggiati alla bell’ e meglio e già ci sono i primi risultati con persone che si sono felicemente ricuperate.

Oxigenatòn - Telethon

La chiesa resta chiusa, ma il complesso della Cattedrale diventa il centro motore di una originale inziativa per appoggiare il sogno del Vescovo per l’ossigeno. Venerdì 26 giugno l’atrio della cattedrale risuona di musica, annunci, raccolta soldi, donazioni, pur rispettando le norme di mascherina e distanza protocollare. Anch’io ho partecipato arrivando in bicicletta e tutto bardato antivirus. Ho dato il mio contributo e una intervista con la giornalista Ruth e poi mi sono chiuso in casa, incollato alla televisione che transmetteva in diretta. Quando mi chiamarono al telefono per un pensiero finale, non avevo voce per l’emozione. Davvero contento di aver visto entusiasmo, allegria, capacità organizzative e mille e mille gesti di generosità per un sogno: avere un impianto proprio per l’ossigeno antivirus.

Telethon diventa OXIGENATÒN

Hanno progettato e animato il tutto due persone: Ruth Robles Romero, decana dei giornalisti e Oscar Nazario del canale televisivo 36 Tv Huacho, sono due amici, con loro ho collaborato.
Traduco la relazione finale di Ruth. L’eco del nostro Oxigenaton “Respirare per poter vivere” è stato tremendo. Ci sono state ben 86.768 persone che lo hanno visto nella sua pagina ufficile, senza contare tutte le altre connessioni digitali. Impossibile quantificare un totale. Fu un Exito!
Un grazie a tutte quelle persone che hanno appoggiato questa idea a beneficio della nostra gente e di noi stessi. Tutti si sono sentiti coinvolti, sentono che è un progetto che deve arrivare in porto. Un grazie a tuti i miei colleghi che hanno fatto un grande sforzo, 12 ore ininterrotte..., sacrificando i loro programmi per dare tutto l’appoggio possibile. Come un grande ingranaggio che ha girato in modo perfetto per riuscire in questo progetto che è salvaguardia alla nostra stessa salute. Ho rivisto tutta la trasmissione, qualche difetto, ma resta stampato in me l’entusiasmo che ci ha animati fin dall’inizio..
Grande Oxigenatòn, abbiamo lavorato insieme grandi attori e sconosciuti, presentatori, produttori, artisti, volontari, uniti con un solo cuore, quel cuore che abbiamo trasmesso agli altri. Un grande rischio, ma ce l’abbiamo fatta, davvero è stato un grande successo. La nostra popolazione merita questa attenzione, ci sentivamo come abbandonati, per questo tutti gli uomini della stampa e dello spettacolo sono balzati in piedi, uniti nell’unico sforzo per farsi sentire da tutti anche oltre i confini della nostra regione, così da accelerare la realizzazione di un impianto di produzione di ossigeno qui a Huacho. Tutti piccoli e grandi si sono svegliati.
La presenza del Vescovo e del gruppo promotore hanno posto il suggello finale, siamo oltre la metà del preventivo, più di 400.000 soles e 47. 000 dollari. Con gioia sul volto il Vescovo ha assicurato che è già stata mandata la caparra in Germania, così che l’impianto comincia a muoversi verso il Perù dal respiro affannoso.
A tutti, un grazie di cuore.
Ruth Robles
A Ruth ho fatto una domanda alla chiusura della giornata: “Sei ancora viva?” “Quasi, ma contenta”.
Contento anch’io che non avevo mai visto uno spettacolo così che ha coinvolto tutta una regione, motivandola con allegria ad essere generosi. E ci sono riusciti. Que màs!

Messa “virtuale” 35.001 del 56º di sacerdozio

Sono 56 anni di sacerdozio, io stesso non ci credo. Ho pubblicato due foto del 29 giugno 1964 mentre esco di casa con un grande sorriso e poi all’altare in una tensione di fede. Sembra che abbiano colpito amici e sconosciuti sparsi nel mondo, sono più di 400 che hanno messo il loro ‘like o me gusta’ e 160 hanno scritto piccoli vivaci messaggi. I loro nomi li ho depositati nel calice della Messa numero 35.001.
Messa in Cattedrale in tempo di Covid, con la sorpresa della televisione, sempre in diretta, e in facebook, per la gioia della mia famiglia lontana.
Presenti un totale 12 persone compresi quelli della Hermandad di San Pietro, il pescatore. Io guardavo a loro e attraverso le telecamere sentivo tutti attorno all’altare, quanti? Dio lo sa. La sua Parola, il suo amore di Padre, l’amore di Gesù continua a servirsi di noi piccoli uomini per seminare pace e speranza. Se non mi ferma il misterioso virus, desidero continuare in risposta a una misteriosa chiamata di quando avevo 13 anni. Dopo una partita di calcio in oratorio a Casatenovo, tutti in cappella, ero sudato, ho innalzato gli occhi verso il grande Crocefisso in bronzo dall’altare e... una fiammella si è accesa nel cuore.
E sono qui.

ULTIMA TRISTE NOTIZIA

Breaking news
Huacho è in Zona Rossa dal 2 luglio con 62 morti nella nostra Regione di cui 26 nella Provincia e 23 in Huacho.
Il Direttore dell’Ospedale Regionale con tristezza ammette il collasso. Appello del Comune al Presidente Vizcarra per un pronto intervento.
Collegamento:www.facebook.com/DiocesisHuachensis/videos/1250388848625819/

Don Antonio Colombo

Huacho, 30 giugno 2020