UNA AMENA INTERVISTA A PADRE ANTONIO

SONO ARRIVATO IN RITARDO

Sabato 28 settembre sono stato alla televisione locale “Canal 20 TV Huacho”, invitato dal giornalista Engels Ortiz Samanamud. Per circa un’ora si è parlato di tutto e di più, naturalmente in spagnolo, il mio non ancora perfetto ma comprensibile. Il testo originale lunghissimo è nella parte ESPAÑOL.
Qui in italiano metto i temi più importanti.
Il giornalista esprime la sua emozione di intervistare per la prima volta una persona “vincolata” alla Chiesa Cattolica, mi aspettava con ansia. Sono arrivato in ritardo per colpa del tassista che non conosceva la ubicazione esatta del Canal 20.
Mi presento con il mio libro in spagnolo “Mi Huacho” e anche quello in italiano “Il Mio Perù”. È contento dei due regali.

IL LIBRO

Padre, quale è il contenuto di Mi Huacho? Lei in 12 anni che è qui ha scritto un libro di 419 pagine sulla città e io che ne ho 38 non ho scritto niente sulla mia città.
Racconto la mia esperienza da quando sono arrivato qui il 23 novembre 2007, dopo essere stato in Italia e in Africa. All’età di 67 anni mi sono offerto volontario per andare di nuovo in missione. Tutti mi dicevano: “Hai la tua età, è ormai passato il tempo delle avventure…” Ma il Vescovo di Huacho aveva bisogno di un sacerdote maturo per due ospedali e anche per le confessioni alla cattedrale. “Andiamo”. Non sapevo una parola di spagnolo, ma sulle spalle sempre porto la ricchezza del latino, del greco, della grammatica italiana, dell’inglese e dell’africano. Perchè aver paura di imparare un’altra lingua, vai Antonio!



OSPEDALI

Lei forse non si ricorderà, ma io l’ho visto camminare per gli ospedali. La prima volta quando mio nonno Riccardo era ammalato, 6 anni fa. Lei parlava sempre con gli ammalati e pregava con loro. A me non era mai venuto in mente di pregare per il nonno, si parlava di tante altre cose. Lei si avvicinó al nonno, parlò con lui e poi ci invitò tutti a pregare. Il nonno se ne andato in pace.
Sì vado volentieri ai due ospedali della città. Lí posso condividere il dolore anche per l’esperienza personale delle mie malattie e di varie operazioni anche al cuore. Sappiamo che, a parte dell’appoggio diretto dei medici e degli infermieri, per l’infermo ha un valore impressionante il sostegno morale del sacerdote, unito a quello della famiglia.

AFRICA

So che lei ha passato tanti anni in Africa, che ricordi ha della sua esperienza?
Sì, sono stato 12 anni in Zambia dal 1974 al 1986. Fu il Cardinale Montini – poi papa Paolo VI – ad aprire nel 1960 gli orizzonti del mondo ai sacerdoti diocesani di Milano. In Rodesia gli italiani della Impregilo stavano costruendo una grande diga sul fiume Zambesi a Kariba, dando vita a un lago artificiale lungo Km 320. Sì, 320, per creare energia elettrica. Dopo aver studiato in Inghilterra sono arrivato in Zambia per imparare anche la lingua ciniangia per poter mescolarmi con la gente, serenamente. Si dice sempre che gli africani sono poveri, è vero, ma non poveri umanamente. Si collocano al terzo o quarto posto della economia mondiale, ma hanno un altro livello per il loro cuore. Tu sai che anche qui in Perù i discendenti degli africani sono tipi allegri che lottano e danzano.


SACERDOTE

Sto leggendo i messaggi del Papa Francesco, il Papa del perdono, è lui che scrive: ”Essere sacerdote è qualcosa in più che essere un lavoratore”. Che cosa vuole dirci con questa frase?.
Un lavoratore ha la sua ora di inizio 8 e quella di termine alle 17. Il sacerdote ha la vocazione al servizio di 24 ore su 24. Certamente anche noi dobbiamo riposare, ci possiamo ammalare,ci vuole un tempo per mangiare qualcosa. .
Dobbiamo essere sempre disponibili, aperti, senza guardare l’orologio… già è passata l’ora dell’ufficio… E qualche volta siamo bruschi, “renegones” come qui si dice.

HUACHANO

Lei è stato riconosciuto come cittadino illustre di Huacho. Gode dell’affetto dei cittadini, si accorge di questo? .
Sì, quando camino per le strade tanta gente mi saluta, tanta gente mi conosce, anche perchè la Chiesa è sempre aperta a tutti e lì mi vedono accogliente. Che gioia quando uno mi chiama per nome Padre Antonio, specialmente quando sono bambini che gridano dalla loro finestra al terzo piano. .

POLEMICA

Per la mia formazione giornalistica e il mio impegno sociale a volte mi scontro con i politici, con i funzionari statali. In questo tempo ho in corso un processo giudiziale… Ma ho letto che Papa Francesco dice: “Uno deve polemizzare, ma non fino a voler distruggere l’avversario. Polemizzare, va bene, distruggere no, schiacciare l’avversario, no”. Lei ha l’esperienza della vita anche per la età avanzata per vivere una vita serena, tranquilla, cosa mi consiglia? Riconciliarmi con il prossimo?
Io ho visto che con la guerra non si guadagna niente. Sono nato in tempo di guerra. La guerra è pura distruzione e malvagità, un distruggere e ammazzare. E poi? Si deve costruire, per questo c’è tutta la dinamica del dialogo dal tempo di Papa Giovanni XXIII, il Papa buono. Il dialogo è parlare, conversare, riconoscere il bene che sta nell’altro. Vedi che questo tavolo é pulito. Ah no, c’è una macchiolina. È solo una macchiolina che non ci deve portare a dire quasi con rabbia:”Guarda che tavolo sporco!” Così dialogando a poco a poco si arrivò a costruire l’Europa con l’incontro di cinque uomini di pace che dissero un NO secco alla guerra al termine del secondo conflitto mondiale.


P.S. Qui non si sta fermi! Anche in carcere la musica dona allegria. Gli strumenti c'erano ma mancava l'uniforme. Una mano generosa dall'Italia ha fatto il miracolo. Così 15 membri della orchestra adesso sono felici. Il sogno che hanno è di portare la loro musica anche fuori delle mura. Aiutiamoli continuando la collaborazione con il Carcere che negli anni passati hanno potuto aprire un corso per cuochi. Attualmente sono 30 gli alunni, giá preparano cibi succulenti e torte saporite. I miei giocatori hanno avuto modo di verificare tutto questo con la Coppa in mano e il palato pieno.
Anche le altre squadre del mio Club crescono. Si comincia a 6 anni e si arriva ai 18, partecipando ai campionati della cittá. Tra i ragazzi c’é un gruppo che va davvero forte, vincendo quasi sempre con 4 gol di differenza, hanno solo 8 anni. Tra gli adolescenti spicca quella di 15 anni, con almeno due giocatori tenuti sotto controllo dai selezionatori della nazionale! Il sogno peró é quello di riuscire a passare dalla terza alla seconda categoria del distritto, al quarto tentativo. Si é riusciti nel carcere, si deve confermarlo a livello piú alto, giocando nello Stadio cittadino con il sostegno dei nostri tifosi.


IMMIGRANTI

Recentemente un venezuelano ha commesso un grande delitto, che facciamo?
Un tema immenso. Sono figlio di emigranti, mio nonno viaggió per il mondo e mia mamma per l’Italia. Quanti italiani sono arrivati anche a Huacho, l’Argentina poi ha più della metà dei suo abitanti di origine italiana. Qui ora grande è la presenza dei venezuelani, non tutti santi.
Però non si può esagerare, come si dice qui che i giusti pagano per i peccatori. Io conosco gente del Venezuela che sono amabili, cortesi, cordiali.
Dobbiamo avere un po’ di pazienza. Vediamo volti e non vediamo cosa si nasconde nel cuore. Chi arriva in un nuovo paese deve avere umiltà e non permettere che un suo paesano distrugga la fama degli altri. Mani aperte, sempre.

LA FEDE

Padre Antonio, come vede i fedeli di Huacho? La fede cattolica è aumentata, si mantiene allo stesso livello o si è abbassata?
Non so risponderti, certo che camminando per il mondo ho visto che ogni paese vive la spiritualità, la fede, secondo la sua cultura di base.
La sua cultura? Sì, per esempio in questi giorni il Papa é in Africa, in Mozambico, celebrando una Messa con canti e danze, una partecipazione corale, viva. Qui la Messa è un po’ fredda. Poggia su due pilastri: i santi e i defunti. Se c’è la festa di un santo si riuniscono e poi riposano un anno! Così avvviene per il mese di ottobre con il Signore dei Miracoli. Finisce il mese del 2019, si riposa e si riprenderà nel mese di ottobre del 2020.
Riposo di un anno?
Sì. L’altro pilastro è la Messa per i defunti. La cattedrale si riempie di 200, 300 fino a 500 persone.
Sì, abbiamo la usanza di fare celebrare la Messa del mese e soprattutto dell’anno.
Al termine della Messa tutti vanno a fare le cordoglianze alla famiglia che si trova in prima fila, vestita di nero, con un delicato abbraccio e poi tutti vanno alla cena.
Qui si dice al combattimento! Così è, come dici tu, ma poi di tutte queste persone non si vede nessuno alla Messa domenicale. Occorre aspettare il prossimo anno. Sono tradizioni con i suoi valori e i suoi limiti.
Interessante, padre, come lei analizza la situazione.


VOCAZIONI SACERDOTALI

Come stiamo con le vocazioni sacerdotali, ci sono giovani interessati al sacerdozio? Qui c’è un piccolo miracolo. Grazie all’impegno del Vescovo Santarsiero abbiamo il Seminario pieno. Va a cercare giovani dappertutto, sulle montagne, nella Amazzonia, lungo la costa del Pacifico… Due anni fa ha ordinato undici sacerdoti, fra poco saranno altri sei, si tratta di record mondiale tenendo conto della dimensione della Diocesi che è piccola.
E poi dove vanno, dove vengono destinati?
Sono presenti sulle montagne di Huaral, di Cajatambo, di Canta. Nelle città di Chancay, Barranca… Uno è anche nella zona della Amazzonia, è padre Wilfredo che deve fare giorni sul fiume Yucayali prima di arrivare alla sua missione all’interno, verso Iquitos. Hanno. cominciato ad aprirsi al mondo.

CALCIATORE

Ho visto in Facebook che la sua squadra ha vinto il campionato della polizia. Le piace il calcio? Mia nipote Giovanna Maria Fagnani ha presentato il mio libro IL MIO PERU a Cerro Maggiore facendo questa domanda: “Di don Antonio, oltre che nella sua veste di sacerdote, che ricordate in modo speciale?” Tutti a una sola voce risposero:”È un calciatore!”Avevo un tiro potentissimo, sfondavo la rete.
Padre, lei ha giocato e gioca al calcio? Sì, come centrocampista. Ora però mi limito a sostenere la squadra che porta il mio nome ”Club deportivo padre Antonio Colombo”. Si va dai piccoli di 7 anni ai giovanotti di 18, pronti per vincere la terza categoria di Huacho. Uno dei miei ragazzi, gioca nelle giovanili dello Sporting Cristal in serie A. Si organiza anche un campionato nel carcere di Carquin con cinque squadre dei vari padiglioni oltre la mia che quest’anno ha vinto la Coppa Antonio Colombo. È anche questo un modo per incontrare persone, piccole e grandi, per dare loro un futuro sereno inseguendo un pallone. Scusi se sono un po’ curioso. E come si finanzia tutto questo?
È un piccolo miracolo la gestione come lo fu la costruzione di quello che ora si chiama Stadio 70. Per ora ce l’ho fatta con l’aiuto di amici, speriamo di poter continuare.


LA CITTÀ OSPITALE

Lei sa che la nostra città di Huacho si è meritato il titolo di città ospitale. Che ne pensa, lo è davvero ai nostri tempi? Huacho è chiamata città della ospitalità … però ci conosciamo pochissimo. Dobbiamo unirci un po’ di più, salutarci per le strade, vedo che ognuno cammina per conto suo, un gruppo qui e un gruppo là. Dobbiamo trovare una motivazione in più per unirci, questa è la pace, uniti nei momento difficili e uniti nei momento di allegria.
Ma la gente viene da tante parti del Perù, prima non era così.
Certamente conta tutto questo, finora la città non ha trovato la sua identità, non si riesce neanche a fare festa, una festa vissuta da tutti con allegria nelle case e nelle strade. Si celebra la festa nazionale, la festa della elevazione a città, una sfilata, un concerto musicale con cantanti di grido, quattro bancarelle e poi… qualcosa manca, non ci identifica, la gente non si anima.
Si è perso la mistica, prima c’erano le strade con selciato, ora sono asfaltate, ci sono case ben protette da muri e cancelli, ma non si conosce il vicino.

Don Antonio Colombo

Huacho 23 novembre 2019