Intervista in diretta televisiva del 28 giugno 2019 alle 8.30 Facebook Antonio Colombo riproduzioni 1962 Amici, sono qui alla Cattedrale con padre Antonio Colombo, nostro parroco di Huacho, di ritorno dall’Italia, per dargli il nostro benvenuto. Padre Antonio sono molto contento di vederlo qui di nuovo in Huacho. Anche per me è una gioia. Già ho un buon numero di anni e in Italia tanti insistevano: “Perché te ne vai, già hai una bella età”. No, no, la mia casa è Huacho. Ora celebrerà la S. Messa, 55 anniversario di ordinazione sacerdotale. Sì, da 55 anni continuo, giorno dopo giorno, a celebrare la Messa rinnovando l’amore di Dio verso ciascuno di noi e il nostro verso Lui. Domani 29 giugno ricorderò il 29 giugno 1964 nel Duomo di Milano. Che cosa prova nel vedere che questa data coincide con la festa di San Pietro, principe della Chiesa? Mi piace questa coincidenza, è proprio per questo che ho programmato il ritorno dall’Italia per questa data, con San Pietro. Gesù ha detto a Pietro, un umile pescatore, coraggio, nonostante i suoi difetti. A me ripete lo stesso: “Coraggio, tu sei una roccia, continua a camminare per il mondo”. Con Pietro camminiamo, con il Papa continuiamo il cammino. Una canzone dice “Pescatore di uomini...” essendo Pietro patrono dei pescatori. Che messaggio vuole trasmettere a loro? Questa canzone l’ho ascoltata solo in Perù, sono stato in Africa, in Inghilterra, in Italia ma mai ho ascoltato una canzone tanto bella. Il pescatore di uomini ti guarda, ti sorride dice il tuo nome, il mio nome, il tuo nome è?... Engels. Engels, Gesù ti chiama, ti guarda, ti sorride. Come si può dire di no a Lui. Camminiamo con Lui, anche noi siamo pescatori di uomini con gioia.
Padre Antonio, come vede la fede cattolica in Huacho. Nel tempo che lei vive qua è aumentata o è rimasta allo stesso livello, come la valuta? Mi colpisce la fede in Huacho con il suo amore a Cristo, a Cristo crocefisso, al Nazareno, alla Madonna Dolorosa; spero che cresca di più l’amore a Gesù Risorto come a Pasqua. Stupenda è la Pasqua che si vive qui, quest’anno l’ho gustata ancora di più. Il giorno di Pasqua cominciò con la Messa del gallo alle 4 del mattino, poi quattro immagini uscirono dalla Chiesa, si divisero per le strade della città e poi tornarono alla Piazza D’Armi che era piena, piena. Sì, c’è fede in Huacho.
Padre Antonio, forse per la sua assenza da Huacho, non ha saputo dello scandalo che c’è stato per la organizzazione della fiera di San Pietro. Per fortuna credo che tutto si sia risolto, però ci vuole un messaggio per le autorità. Domani mattina alle 10 ci sarà la Messa ufficiale di San Pietro, ha un messaggio per il nostro Sindaco e i suoi collaboratori? Sì, qualcosa successe anche l’anno scorso. Sembra che camminiamo in direzioni diverse, uno va di qua e uno va di là. No, no. Il Santo appartiene a tutti, non può essere festeggiato solo sulla spiaggia. Deve essere come a Pasqua, dentro e fuori della Chiesa, uniti. Dobbiamo continuare ognuno servendo con amore, ciascuno deve adempiere ai suoi obblighi con amore per il bene del popolo. Così uniti continuiamo il cammino. Padre Antonio la ringrazio tanto. Le chiedo una benedizione e un messaggio finale per tutto il pubblico che ci segue. Va bene, con gioia la benedizione: “Padre Figlio e Spirito Santo”. Bene amici, il padre Antonio Colombo, parroco di Huacho, oggi è di nuovo con noi, lo si vede totalmente gioviale e allegro. Ci sarà un’altra opportunità di stare con lui.
Engels Ortiz Samanamud
Intervistatore per Cable Plus Canale 17 e Canal 20.
Dal giornale il Chasky e Facebook Antonio Colombo con un video con 1223 riproduzioni
Padre Colombo ha compiuto 55 annì di lavoro sacerdotale e gli Huaciani lo hanno felicitato per la sua vocazione di servizio
Con una Messa nella Chiesa Cattedrale di Huacho si sono celebrati i 55 anni di vita sacerdotale del padre Antonio Colombo, parroco della città di Huacho.
Colombo è un sacerdote di nazionalità italiana che ha diffuso la parola di Dio in tre continenti: Europa, Africa e America.
La storia della sua vita sta scritta in un libro che porta il suo nome. In Huacho è qui da 12 anni, con un stile di servizio che ha sviluppato con un grande lavoro sociale in diversi settori colpiti dalla povertà, curando la formazione di ragazzi e adulti nel loro aspetto educativo e sportivo.
In collaborazione con organizzazioni nazionali e internazionali ha costruito una scuola materna nella periferia denominata Ollanta Humala nel distretto di Santa Maria. Inoltre è il propulsore del complesso sportivo “Estadio 70” e fondatore della Scuola Calcio denominata “Club deportivo padre Antonio Colombo” che forma piccoli atleti e guida una squadra che partecipa alla Terza Divisione del calcio huaciano. Ha dato vita all’Istituto Italiano “San Francesco di Assisi” dove si insegna in maniera professionale la lingua italiana a costo sociale.
È per tutto questo che moltissima gente lo ha accompagnato nella santa Messa e e lo ha applaudito tantissimo al termine.
Sandro Reyes
Dal giornale El Chaski de 30 giugno
Scrivo in modo molto sintetico.
Viaggio di andata Lima – Milano, il 25 aprile con don Vittorio Ferrari, con stanchezza peruviana nelle ossa.
Amici e famiglia ci accolgono con commozione e allegria.
Mese di maggio con tanto verde e pioggia, tanta pioggia, anche torrenziale e con grossi chicchi di grandine.
Una macchina Opel è preparata per me, ma… un improvviso Stop mi blocca e mi ritrovo in Pronto Soccorso di un Ospedale ancora una volta, a Savigliano nel cuneese per 10 giorni e poi scappo… Le Messe del 55 ° mi stanno aspettando!
• 55 a Dolzago, il paese dove sono nato, dove sono stato battezzato il giorno dopo, il paese della Prima Comunione e Cresima a 7 anni.
• 55 a Casatenovo con i miei compagni delle elementari, nati nel 1940
• 55 a Cerro Maggiore, la parrocchia della mia gioventù sacerdotale per 10 anni. Erano tantissimi!
• 55 a Cologno Monzese, parroco per sette anni tra immensi palazzi e gente da tutta l’Italia.
• 55 a Greco, dieci anni a Milano, il cuore della Diocesi
• 55 a Seveso Altopiano, solo tre anni prima del volo verso il Perù.
• 55 Manca l’Africa? Auguri e grazie solo in Facebook grazie a una ex ragazzina che avevo battezzato 40 anni fa in Zambia.
Campo base: la casa accogliente di Ermanna con Peppino e la figlia Giovanna Maria, a Sedriano. Braccia aperte di Suor Dalmazia a Torino e della sorellina Rosy a Fossano.
Il mese di maggio scorre lento tra ospedale, convalescenza, tanta pioggia e la santa Messa celebrata in casa, favorendo un ricupero lento ma sicuro della mia salute.
Il mese di giugno con il suo sole scalda i miei polmoni e mi apre ai contatti con le persone, posso muovermi grazie a amici con la loro macchina.
Visite alla mia famiglia con due radici, di papà Noè Colombo tutti sparsi nella verde Brianza, per quelle di mamma Giuditta Chiarcossi nel lontano Friuli e di nuovo tra i colli della Brianza. Non c’è niente di meglio che la famiglia! La novitá piú grande resta la visita della impresa di autotrasporti Chiarcosso con ben 130 camion e un impianto super moderno.
Amici sacerdoti. Giusto in tempo per il funerale di don Giuseppe Parolo, il mio parroco in Africa, uomo buono, profondamente buono. E poi tutti i compagni della missione in Zambia ora sparsi qua e là dal lago di Varese al fiume Po. Passano gli anni ma la nostalgia d’Africa sempre ci unisce.
Mi ritrovo con I miei compagni di sacerdozio chiamati “Le luci 64”, ridotti di numeri ma sempre pronti a scherzare come in Seminario. La luce più splendente è don Giuseppe Noli, iniziatore nel 1989 della nostra presenza a Huacho. Sempre magro, appassionato per i poveri, ora missionario in Niger, Centro Africa.
Non dimentico l’amico don Angelo, ora stanco e infermo, ma sempre con una luce serena nei suoi occhi pur inumiditi dal pianto.
Gli amici, tantissimi, uomini e donne che ho incontrato nel cammino dei 55 anni e non ci dimentichiamo, anche con la freschezza di dettagli nascosti nel cuore, non appesantito dagli anni.
Un uomo mi ha detto: “Don Antonio, quando ero giovane, ricorda, stavo andando fuori strada. Ne avevo combinata una grossa e lei mi ha dato uno schiaffo! Sì, uno schiaffo in faccia. Mi ha fatto bene, mi sono raddrizzato, per questo sono qui a ringraziarla dopo tantissimi anni”. Una lacrima è spuntata nei miei occhi.
Breve ma simpatico l’incontro con quattro donne peruviane, ora radicate in Italia. Vivace la cena con la squadra di basket degli anni antichi, con ricordi di una storica partita nel 1972 contro l’attuale Armani di Milano.
Un giorno di turismo puro. Dove? A Venezia con Suor Dalmazia e una guida eccezionale, nostra cugina Mara. Ho gustato questa città che galleggia sulle acque, ricca della sua storia e vivace nel suo presente. Per ottobre sto preparando una mostra con una gondola, il ponte di Rialzo, il Canale Grande e un bel gelato in piazza San Marco.
Dovrei parlare anche del mio ultimo libro, il terzo della serie in italiano dal titolo: IL MIO PERÛ, con la presentazione vivace di Giovanna Maria, la nipote giornalista. Pubblico attento e interessatissimo.
Dovrei parlare delle autostrade, dei treni veloci, dei grattacieli nuovi e strani di Milano, della lotta contro la plastica che contamina, del tema degli immigrati, di Papa Francesco, amato e discusso, della strana politica italiana e degli oratori pieni, pieni di ragazzi nel tempo estivo.
Dovrei parlare delle mie prediche, con voce rauca, sulla bellezza della Settimana Santa in Huacho. Non mi stancavo di ripeterla.
Dovrei parlare della foto della bambina di 5 anni con il vestitino bianco al giorno della mia Prima Messa nel 1964. Piccola foto in bianco e nero che sua mamma aveva conservato in un cassetto, come una cosa preziosa. La bambina ora ha 60 anni, felicissima nel corrermi incontro.
Torni o non torni? Ti fermi qui o davvero vuoi andare ancora in Perù?
Con don Vittorio vado all’udienza con l’Arcivescovo Monsignor Mario Delpini che ci riceve gentilmente per 40 minuti. Vede ansia in noi e dice: “Come posso trattenervi alla vostra età? Vedo la vostra passione pastorale (penso ci abbia guardato negli occhi) Andate… e camminate fin che potete”.
Felicissimi siamo usciti, festeggiando con l’amico Alberto in un ristorante del centro con uno squisitissimo grande piatto alla milanese. Era il giorno del compleanno numero 80 di don Vittorio, ci aspettavano i suoi amici del gruppo Zelig, con una torta eccezionale, arricchita da risate con ricordi oratoriani.
Qui mi fermo.
E meno male che dovevo riposare.
La chiesa del mio battesimo
Caro don Antonio,
Il ritorno alle proprie radici è sempre un momento di commozione e gioia, soprattutto per un Sacerdote!
Grazie per la tua presenza, per aver pregato con noi e per noi.
Un augurio perché tu possa continuare a fare del bene come hai sempre fatto, dilatando il tuo cuore di sacerdote innamorato di Gesù e della sua Chiesa.
Ricordati di questa comunità che ti ha generato.
Con affetto fraterno
Don Walter Brambilla
Al battistero ho rinnovato le promesse battesimali con il parroco e tutte le persone presenti, anche la figlia della mia madrina.
La prima parrocchia dopo l’Africa
Noi non ci siamo mai lasciati
È bello partire da questa sua affermazione perché sempre nella nostra memoria e soprattutto nei cuori è vivida quella fede, quella speranza, e quella carità che ci unisce e si rinnova in quel calice e in quel pane che si celebra nel memoriale di Cristo.
Il non lasciarci mai sta proprio in quella Eucaristia in cui Lei, don Antonio, ci ricorda...
A noi non rimane che unirci a questo memoriale di Cristo e volerle bene con tutto il cuore!
Gina Formiconi
con 40 firme
Come regalo una stupenda stampa di Gesù con i discepoli di Emmaus.
Grazie don Antonio per la gioia che ci porti
Stiamo vivendo giorni intensi, ricchi di emozioni: partenze e non solo per le vacanze e arrivi che ci sorprendono. Per fortuna ci consola un po’ il passato se rivive gioiosamente nel presente e se a riproporcelo è un certo…don che appena può, scappa dal suo Perù, che ci racconta in modo semplice, autentico e arricchito dal suo sorriso che non scompare mai dal suo volto, neppure quando è costretto a…riposarsi in qualche letto di ospedale.
Ovviamente mi riferisco a don Antonio che, in una breve pausa del suo daffare missionario, è venuto a salutare i suoi amici di Greco con i quali ha condiviso dieci anni della sua vita sacerdotale.
La “sua” Messa del 55 anniversario, lo scorso 8 giugno, ha affollato la chiesa di San Martino, non solo da parte di chi lo ha conosciuto, ma anche da parte di chi ha voluto stringere la mano di questo missionario sempre in entusiastico movimento nel saper realizzare il “tanto”, anche se a sua disposizione ha solo il “poco”, impreziosito però dalla sua magia di saperlo utilizzare al meglio.
Grazie, don Antonio, per la gioia che porti sempre con te e per la simpatia con la quale sai raccontare il tuo Perù. Il tuo ultimo libro IL MIO PERÚ è stato messo a disposizione di chi volesse leggerlo in vacanza per riflettere che, magari, ciascuno di noi anche se non riesce ad essere un superbo pino sulla vetta, può però essere sicuramente almeno un’utile pianta nella valle.
Bianca Albanese
Segretaria della Parrocchia San Martino in Greco
Altopiano di Seveso – Chiesa parrocchiale San Carlo Borromeo
Domenica 26 Maggio 2019 – Parole di benvenuto a don Antonio Colombo
Reverendo don Antonio, per la seconda volta ho la gioia di accoglierla in questa chiesa che è stata la sua ultima Parrocchia italiana. La sua precedente visita è avvenuta nella mestizia del sacro Tempo di Quaresima; oggi siamo nei cinquanta giorni della gioia pasquale. Possiamo dire che anche per questa occasione valgono le Parole che Gesù ci dice nel Vangelo di questa VI Domenica di Pasqua: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» . Oggi il motivo centrale di questa festa è la sua vocazione sacerdotale, dono dell’Altissimo; non festa per un uomo, ma festa per un sacerdote che per 55 anni è rimasto fedele alla sua chiamata, alla vocazione sacerdotale; una grazia divina che non a tutti è concessa.
La Divina Provvidenza oggi ci ha offerto nell’Epistola una parola puntuale per la ricorrenza del suo anniversario sacerdotale: «Il Signore ha giurato e non si pentirà: tu sei sacerdote per sempre» . È la fedeltà di Dio, carissimo don Antonio, la garanzia della nostra fedeltà! Nonostante i nostri peccati, le nostre mancanze, le nostre infedeltà, “Dio rimane fedele perché non può rinnegare se stesso” . Grazie, quindi, don Antonio per essere tra noi a festeggiare il suo anniversario di ordinazione sacerdotale.
Le chiedo di invocare con noi e per noi lo Spirito Santo Paraclito affinché “ci guidi a tutta la verità e perché ci ricordi le divine Parole di Gesù” . Noi, carissimo e reverendo don Antonio, invocheremo lo Spirito Santo per lei affinché, ad immagine di Gesù, sia “santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i Cieli” . Santo perché, come fece san Giovanni Maria Vianney, Patrono dei Parroci, la sua santità salvi il popolo a lei affidato dal Buon Pastore. Innocente perché sappia sempre “convertirsi e diventare come un bambino” . Senza macchia perché non si sporchi nel male e “nei disegni degli iniqui” . Separato dai peccatori come Gesù che “mangiava con i peccatori” , li amava e li invitava a conversione. Elevato sopra i Cieli perché possa sempre essere una scala che collega l’uomo a Dio e porta a Dio tutti gli uomini.
Carissimo don Antonio, oggi, festa del santo sacerdote Filippo Neri, ricorre anche l’anniversario dell’apparizione della Beata Vergine Maria a Giannetta presso Caravaggio, a cui questa Parrocchia è molto devota con l’annuale pellegrinaggio. Chiediamo alla Vergine Madre di intercedere per noi affinché, come a Caravaggio, anche nel “nostro cuore possa scaturire una fonte d’Acqua viva” a cui tutti i fratelli possano dissetarsi. Per lei, don Antonio, chiediamo a Maria di ottenere dal suo divin Figlio, “Colui che possiede un sacerdozio che non tramonta” e del quale lei è stato reso partecipe mediante l’imposizione delle mani del cardinal Giovanni Colombo il 27 Giugno 1964, che doni sempre la Divina Misericordia chiedendo penitenza e conversione; benedica le famiglie unite e quelle divise, quelle nella gioia e quelle del dolore, portando il messaggio della salvezza, come ha anche ricordato la Madre del Risorto a Giannetta il 26 Maggio 1432. Grazie, don Antonio, di questa sua visita pasquale, ma soprattutto grazie del suo costante ricordo per ognuno di noi e per questa Parrocchia e della sua preghiera che rende reale, visibile e concreta la comunione dei Santi.br>
Per le mani purissime della Vergine di Caravaggio vogliamo affidare alla santissima Trinità lei, il suo ministero sacerdotale insieme a suor Dalmazia, alle sue sorelle Ermanna e Rosy, ai suoi cari e alle sue intenzioni. Dio la benedica, don Antonio, e le conceda di essere “sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek” .br>
Don Donato Vicini
Parroco
Dieci anni tra la gioventú
Da 6 sei mesi avevano preso contatto con me via e-mail per fissare la data, possibilmente in coincidenza con la festa del Crocefisso, per la prima domenica di maggio, dopo le elezioni europee. Felice avevo accettato anche per ricordare don Vittorio Branca, il mio primo parroco, uomo vulcanico di iniziative, temperamento e passione per la Chiesa. Non avevo previsto il collasso fisico che mi ha costretto alla ennesima pausa in un ospedale del Piemonte. Ho forzato la mano della dottoressa per uscire “in discrete condizioni generali”. Bianco in volto, voce debole ma sufficiente per dire una parola ai tantissimi fedeli e soprattutto per ripetere quel “Questo è il mio Corpo...” che dà un senso unico alla mia vita e a quella dei credenti. Virginio, lo stesso chierichetto di 55 anni fa, era al mio fianco, attento a ogni mio tremolio. Concelebravano i loro 40 anni sacerdotali padre Remo e padre Eugenio, due frati cappuccini cresciuti in oratorio. Padre Remo ha svelato un segreto dicendo che la spinta finale verso la vocazione sacerdotale l’ha avuta durante un campeggio con me ai piedi dell’Adamello, nel lontano 1972. Che potevo volere di più, circondato dalle attenzioni del Parroco don Roberto e del cardiologo che subito dopo la Messa ha controllato i valori del respiro e la pressione. Al pranzo in mio onore non ce l’ho fatta a mangiare oltre lo squisito antipasto, troppe le emozioni.
Cerro sei davvero Maggiore, grazie!
Sedriano é il punto base delle mie vacanze da Ermanna e Peppino. Cosí vale per le Sante Messe nei giorni feriali alla parrocchia di San Remigio, ora con il parroco don Luigi Brigatti, sempre gentile. Di solito concelebro con don Roberto o don Matteo, questa volta anche con l’Arcivescovo Monsignor Mario Delpini, in occasione del 50° della consacrazione della Chiesa. Sono le ore 20 (8:00 pm in Perú) ma é ancora chiaro. L’Arcivescovo é accolto nella piazza con tanto di Banda Musicale. É lí che mi avvicino all’Arcivescovo che mi accoglie con gioia, sapeva del mio arrivo, mi aveva scritto in Perú con un significativo: “Ti aspetto!” La concelebrazione é solenne con 19 sacerdoti, ma mi crea un problema di salute essendo allergico al fumo delle candele e all’incenso! Cerco di andare un po’ lontano dall’altare..., forse avrei dovuto portare la mascherina. Ë sempre bello vedere una chiesa affollata e notare che la fede resta viva anche dopo 50 anni, con nuovi virgulti. Ho l’opportunitá di conversare ancora un po’ con Mons. Mario dopo la celebrazione, ci sentiamo tutti piú contenti, i sorrisi aumentano anche con l’amico don Luigi Caimi.
Sempre con don Vittorio sono tornato a Huacho il 26 giugno.
Tanti mi hanno detto di vedermi ringiovanito!
Don Antonio Colombo
Huacho, 31 luglio 2019
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